Petrarca – ‘’S’amor non è, che dunque è quel ch’io sento?” Tema Tipologia A

Tipologia (A)

 

‘’S’amor non è,che dunque è quel ch’io sento?’è l’82° componimento del capolavoro petrarchesco del Canzoniere,scritto nella forma del sonetto,prediletta dall’autore.

All’interno del testo il poeta è crucciato dalle controversie d’amore e dalle proprie contraddizioni interne,come è ben possibile notare nelle sue prime sei righe,dove Francesco Petrarca pone una serie di interrogativi sul sentimento da lui provato. Egli si domanda che cosa sia ciò che lo travolge e,nel caso in cui sia amore,quale sia la sua natura,per poi interrogarsi riguardo alla bontà o malvagità di questo. Ciò che immerge l’autore nel consueto fiume di contraddizioni è quale sia la provenienza del terribile effetto quasi mortale,se il sentimento è di buona natura, unita al quale sia il motivo per cui ogni sofferenza appare dolce,se il sentimento è di natura malvagia.

Gli interrogativi del poeta vertono,in seguito,sulla volontarietà o involontarietà di provare tale sentimento : Petrarca si chiede come possano esserci pianto e lamento se egli ha deciso di ardere per sua volontà,e come possa risultare utile il lamento se al contrario egli ha deciso di ardere contro voglia.

I frequenti interrogativi presenti nelle quartine del componimento sono in contrasto con la natura affermativa dei versi presenti nelle terzine,ciò alla luce della situazione di Francesco Petrarca simboleggia,dati gli interrogativi nei primi 8 versi,il vano tentativo di rispondere a sé stesso sul perché del suo tormento.

Inoltre,a mettere in risalto la natura dubbiosa e controversa del sentimento d’amore vi è la ripetizione della congiunzione ‘se’,la quale in qualità di congiunzione ipotetica sottolinea l’incapacità del poeta di fornirsi delle risposte.

Il poeta nel corso del componimento ha fatto largo uso della struttura binaria e dell’opposizione fra termini,come ad esempio al verso 4 ‘’dolce tormento’’ ed al verso 7 ‘’viva morte’’ ‘’dilettoso male’’,in particolar modo questo verso assume un grande rilievo alla luce del pensiero Petrarchesco che ha caratterizzato diversi anni della sua vita : ossia quello della morte come situazione di sollievo dal tormento amoroso che ha investito la sua esistenza terrena e definita,infatti,come un piacevole dolore.

Ciò che è,invece,messo in luce dal registro linguistico utilizzato è la prevalenza,nell’indagine del poeta,di turbamento e passione nei confronti della pacatezza di un ragionamento sul potere amoroso,come è evidente al verso 9 ‘’a gran torto mi doglio’’ al verso 11 ‘mi trovo in alto mar senza governo’’ ed al verso 10 ‘’fra sì contrari venti in frale barca’’

Tale indagine approda ad un risultato di amore come sentimento prevalentemente dannoso e negativo,tanto da far desiderare al poeta la morte come ultimo atto della sua sofferenza,come sottolineato dal quattordicesimo verso dall’espressione ‘’tremo in piena estate ardendo il verno’’

A sottolineare,inoltre,la mutevolezza del sentimento di Francesco Petrarca,vi è la figura retorica di chiasmo antitetico presente nei primi due versi.

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